Page 19 - Fantasilandia
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delle montagne che prima di allora sembravano altissime adesso erano
quasi a un palmo di mano e, tra le vette innevate, si alzavano imponenti
quelle ricoperte di vegetazione rigogliosa.
“Che spettacolo della natura” pensò il bambino “se solo nel nostro mondo
ci fossero posti così belli”.
Il Girasole Gigante cominciò a cantare una delle sue splendide melodie
e, al suono della sua voce, anche gli alberi cominciarono a ondeggiare.
La Fenice invece gli volava accanto.
Era un uccello simile all’aquila reale, con il collo color oro, le piume del
corpo rosse e la coda azzurra.
Aveva un’aria seria e concentrata, come Tortorì che, solo di tanto in
tanto, si voltava verso Francesco sorridendogli.
Lui invece non aveva più paura e, con grande curiosità salutava, quasi
fosse un re, gli alberi, i fiori, gli uccelli che incontrava strada facendo.
In fondo si sentiva proprio un supereroe, arrivato in quel mondo fanta-
stico per salvare i suoi amici che stavano scomparendo, come nei film
d’azione che a lui piacevano tanto!
Percorsero molta strada prima di concedersi una pausa. Il girasole era
stanco ed anche la Fenice aveva bisogno di riposare le sue grandi ali.
Si fermarono sulle sponde di un fiume, il fiore adagiò i suoi amici sul
prato e immerse il fusto nell’acqua per rigenerarsi. Anche la Fenice si avvi-
cinò al fiume e cominciò a bere.
Francesco, incuriosito dal silenzio della Fenice decise di chiedere a Tortorì
come mai quell’uccello fosse così taciturno.
“La Fenice è un uccello molto serio e introverso” gli spiegò Tortorì “si sta
concentrando in attesa di svolgere la sua missione, molto più impegnativa
di quella del Girasole Gigante”.
Francesco aveva compreso quale fosse la missione dell’amico Girasole:
allietare il suo viaggio con le splendide melodie.
Chissà qual era, invece, la missione della Fenice!
Decise di sgranchirsi le gambe costeggiando la riva del fiume.
In lontananza s’intravedeva una grande cascata dalla quale saltavano
fuori un gruppo di pesciolini colorati. Francesco si stupì quando si accorse
che questi, muovendo la pinna, lo salutavano cercando di attirare la sua
attenzione.
“Sanno benissimo chi sei e dove stai andando” affermò Tortorì che nel
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