Meriggiare
       
       
di Eugenio Montale
Meriggiare pallido e assorto
presso un rovente muro d’orto,
ascoltare tra i pruni e gli sterpi
schiocchi di merli, frusci di serpi.

Nelle crepe del suolo o su la veccia
spiar le file di rosse formiche
ch’ora si rompono ed ora s’intrecciano
a sommo di minuscole biche.

Osservare tra frondi il palpitare
lontano di scaglie di mare
m entre si levano tremuli scricchi
di cicale dai calvi picchi.

E andando nel sole che abbaglia
sentire con triste meraviglia
com’è tutta la vita e il suo travaglio
in questo seguitare una muraglia
che ha in cima cocci aguzzi di bottiglia.
È una delle prime e piu famose poesie di Eugenio Montale, scritta nel 1916. Il poeta si trova, nelle ore calde intorno al mezzogiorno, presso il muro di un orto, arroventato dai raggi del sole, ed ascolta i rumori della natura: tra rovi e arbusti i merli emanano i loro versi secchi e i serpenti si muovono con un fruscio a mala pena percettibile. Nelle crepe del suolo riarso e lungo gli steli delle piante rampicanti selvatiche si vedono file di formiche rosse che poi s`intrecciano sulla sommità di piccoli formicai. Tra le fronde, si scorge lontano il mare dalla superficie tremolante, mentre, dalla sommita di rocce spoglie, si leva il tremolante finire delle cicale.